La girandola di Castel Sant’Angelo – Cenni storici
Un buon numero di manoscritti di Norimberga compilati intorno alla metà del Seicento, registra una manifestazione di fuochi pirotecnici rudimentali chiamati SCHEMBART, negli ultimi tre giorni di carnevale. Di questo festival si hanno notizie fin dal 1449. La particolare richiesta di un fuoco artificiale, spesso era fatta per eventi celebrativi d’ogni tipo, che coinvolgeva una moltitudine di persone anche socialmente diversificate, che andavano dagli aristocratici ai popolani, dai laici ai religiosi, da persone economicamente agiate a quelle più modeste. I fuochi erano generalmente il culmine della festa, il gran finale, il momento che concludeva una manifestazione dove eventi e spettacoli si susseguivano per una intera giornata, o in alcuni casi per un determinato periodo di tempo.
Le festività che includevano fuochi artificiali possono essere divise in tre categorie:
- Ricorrenze come quelle dei santi o giornate commemorative
- Manifestazioni occasionali come quelle di matrimoni regali, battesimi di infanti
- Inaugurazioni di complessi architettonici, come ad esempio chiese, ponti, strade ecc.
Per quanto concerne la prima categoria quella cioè delle ricorrenze dei santi fino ai giorni nostri non sono pervenute notizie dettagliate, esse infatti erano molto comuni e ripetitive, le commissioni erano affidate a maestri del fuoco locali, non si richiedevano particolari prestazioni ed il fuoco d’artificio seguiva una procedura standard e quasi scontata. Le cose cambiano invece per la seconda e la terza categoria, infatti questi erano eventi celebrativi, unici, irripetibili e le strutture organizzative si scatenavano nel stabilire ogni tipo di record. Venivano chiamati a corte i migliori architetti, i migliori artisti, si coinvolgevano personaggi di primo piano affinché l’evento raggiungesse apici superiori a quelli magari raggiunti precedentemente da altre strutture. Nascevano così disegni dettagliati di famosi architetti, formule ideate dai migliori chimici del tempo, intuizioni di grande levatura. Tutto ciò veniva scritto, documentato e conservato. Molti di questi scritti e di queste stampe erano pubblicati in particolari relazioni, spesso in gran tiratura, chiamati anche libri delle feste. Il problema è che per la loro futilità queste pubblicazioni spesso andavano perdute, e difficilmente a noi sono pervenute copie di un certo interesse. Si è dovuto quindi intuire chi conservasse almeno le bozze o risalire alla tipografia (ovviamente quasi sempre vi abbiamo trovato tutt’altro tipo, banche, supermercati, tabaccai, una volta anche una pompa funebre).
Di qui spesso il percorso a ritroso nel tempo è stato irto di difficoltà, quando ci si credeva vicino a notizie di un certo interesse il tutto si concludeva con una bolla di sapone. Dall’altro fronte ci sono stati momenti in cui abbiamo trovato notizie che hanno rivoluzionato le nostre idee, il nostro concetto di assemblare i materiali e la loro strutturazione. La più antica descrizione rinvenuta in uno di questi libri delle feste è quasi sicuramente la relazione abbastanza dettagliata dell’entrata di Carlo VIII re di Francia a Tours nel 1483. Per avere la prima stampa rappresentante un fuoco d’artificio non bisogna tuttavia tardare molto, essa è datata 1515 e rappresenta l’entrata del futuro imperatore Carlo V a Bruges. Molte sono state le stampe, e le acqueforti da noi visionate che mi appresto ad elencare, ma forse le migliori e le più complesse rimangono quella che rappresenta il matrimonio di Luisa-Elisabetta di Francia e Don Filippo di Spagna nel 1739 oltre a quella dell’incoronazione d’Alessandro II di Russia nel 1856.
In entrambe le stampe, le notizie forniteci e la scenografia sono di una spettacolarità unica. Osservando la stampa della celebrazione del matrimonio di Don Filippo di Spagna con Luisa-Elisabetta di Francia si comprende benissimo il perché essa rimase la manifestazione più spettacolare del diciottesimo secolo. Un vero esercito d’architetti e stilisti furono al comando di Jean-Nicolas Servan, chiamato anche Cavalier Servandoni e lui stesso lavorò sulle decorazioni e sulla dislocazione dei palchi nella città di Parigi e sulla Senna. Un elaborato tempio nuziale fu edificato sul Pont Neuf ed un magnifico palco panoramico per il party reale fu posto presso la facciata del Louvre. Sulla Senna s’ideò un’imponente scenografia pirotecnica che fino ad oggi è rimasta opera superba, 60 barche furono disposte lungo ogni riva della senna, ogni barca aveva forme particolari ed in esse furono posizionate delle macchine pirotecniche a forma di fontana. Al centro del fiume vennero collocate delle piattaforme da dove vennero esplose cariche di grande getto, in vari punti macchine pirotecniche di forma particolare come ad esempio cigni, delfini, animali esotici, girandole arabescate. Fin dalle 6 di pomeriggio iniziarono delle giostre tra i marinai delle barche, e finalmente intorno alle 20 il Re diede il segnale. Le rive della Senna e il ponte Nuovo s’illuminarono di migliaia di colori, bombe, effetti cracker, fontane falistranti, addirittura intervenne l’artiglieria reale per sparare a salve colpi di cannone, e sul finale apparvero sul Pont Neuf le iniziali degli sposi novelli in una splendida tonalità di colore blu La festa costò alla cittadinanza francese l’importo equivalente di un intero anno d’entrate, ma che dopo il Re rimborsò. Di grande e fondamentale aiuto vi è stato tuttavia lo studio approfondito e particolareggiato delle macchine pirotecniche. Esse erano delle autentiche meraviglie d’architettura che potremmo definire dell’effimero, visto che una volta accese finivano per sparire fra mille effetti di luci. Vespignani fu un architetto che nel 1860 realizzò una delle macchine pirotecniche più affascinanti ed interessanti di quel periodo.
La macchina pirotecnica
Per macchina pirotecnica s’intende in gergo una struttura metallica o lignea assemblata in maniera tale da riprodurre disegni geometrici e talvolta disegni più complessi sui quali sono poi posizionate delle fontane pirotecniche con lo scopo di crearne con l’accensione delle scenografie tali da far percepire all’occhio umano prospettive e coreografie che in definitiva non esistono. In sostanza un’illusione ottica ottenuta con il sapiente uso delle forze di trazione delle singole fontane e con uno studio certosino delle varie inclinazioni che esse devono assumere affinché si raggiunga quello scopo di movimento e disegni prefissato. Nel passato, viva era la cultura rivolta alla costruzione di queste architetture effimere, studiate a volte per durare
pochi attimi, macchina pirotecnica basti ricordare la macchina pirotecnica fatta a Firenze nel 1579 in occasione del matrimonio di Francesco de Medici e Bianca Cappello dove l’architettura era costituita da un immenso dragone che “sputava foco e fiamme” contro una maga che altro non rappresentava che le malelingue del tempo che non vedevano di buon occhio questo matrimonio, oppure la macchina ancora più famosa ed indimenticabile che fu costruita il 1 febbraio a Piazza di Spagna nel 1637 in occasione dell’Elezione di Ferdinando III a Re dei Romani dove fu addirittura costruita una piazza sormontata dal Re a cavallo con quattro torri che rappresentavano allegoricamente i quattro continenti. Essi furono incendiati con effetti e scenografie che ancora oggi rappresentano una pagina d’architettura pirotecnica d’ineguagliabile fattura. L’architetto Vespignani nel 1860 si rifece probabilmente a queste complesse architetture, chiamò la macchina “Campidoglio in festa” e fu l’ultima volta che una struttura dell’effimero fece la sua comparsa, un folto pubblico si recò ad ammirare lo spettacolo “brillantissimo”, molto vario e perfetto artisticamente, dopo Vespignani tutto cadde nell’oblio.
Tuttavia da testimonianze e da resoconti dell’epoca siamo riusciti a ricostruire questa sequenza d’effetti brillanti a cui il Vespignani aveva speso molto del suo tempo, ed oggi siamo in grado di ripresentarlo con tutto il suo splendore.
Il personaggio che tuttavia dono lustro, splendore ed innovazione ai fuochi d’artificio fu in ogni modo e senza dubbio il maestro Georg Friedrich Händel compositore tedesco nato nel 1685 e naturalizzato Inglese. Nel 1718 compose un’opera di 21 pezzi chiamata “MUSIC FOR THE ROYAL FIREWORKS” IN ONORE DI RE GIORGIO I. – L’ouverture, bourrè’, la paix, la re’jouissance ecc.
Egli con un maestro d’arte del fuoco di quel periodo mise a punto uno straordinario sistema di sincronizzazione musicale con le fontane e giochi d’acqua e da lì ai fuochi il passo fu breve, non nego la meraviglia e lo stupore quando in una ricerca storica rinvenni per caso degli appunti che c’indirizzarono nella giusta via dell’interpretazione delle sincronie. Trovare questi testi ci diede la stessa emozione di un archeologo che trova un sito inesplorato.