La storia dei fuochi d’artificio barocchi
Non possiamo comprendere cosa sia il fuoco d’artificio barocco se non attraverso una attenta analisi delle vicissitudini storiche vissute in quell’epoca. Il “gusto” barocco era contraddistinto da estro, genialità e fantasia, doti che resero celebri artisti dello stampo di Michelangelo, Bernini e tanti altri i quali erano spesso chiamati per elaborare e organizzare eventi e manifestazioni di grande richiamo di pubblico. La teatralità con cui si accompagnavano gli eventi portarono ad uno studio approfondito dei fuochi d’artificio ed ad una elaborazione che progredì nella sua struttura, con aspetti di differente complessità rispetto alle arti figurative di quel tempo.
Per capire al meglio il fuoco barocco bisogna, quindi, prendere come punto d’inizio la prima rappresentazione della Girandola, fuoco d’artificio che rese Roma polo catalizzatore dell’Intera Europa per ben trecento anni.
Le conclusioni del cav. Giuseppe Passeri su questo argomento sono di natura deduttiva, frutto di una ricerca che gli ha permesso di consultare testi e manuali di Cerimonieri Pontifici tra cui Paride de Grassis (1470-1528) presso l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice. Il de Grassis fa addirittura una interessante descrizione della Girandola in latino ediz. Frati p. 327 che poi è apparsa anche su un testo di Pio Pagliucchi, I Castellani di Castel Sant’Angelo, Edizione 1909. Tracce di queste descrizioni si trovano anche in Storia dei solenni possessi de’ Sommi Pontefici di Francesco Cancellieri del 1802, in cui si illustra la descrizione di due altri famosi Cerimonieri Pontifici: Paolo Mucanzio del 1593 e Fulvio Servanzio del 1669. Interessantissimo è anche quello che si dice nel tomo X del Dizionario di Erudizione Storico-Ecclesiastica di Gaetano Moroni a pag. 197, in cui si specifica chiaramente come il “disegno della Girandola fosse immaginato da Michelangelo Buonarroti e lo abbia perfezionato il cav. Bernini”.
E’ importante fissare le date di alcuni personaggi tutti coevi di Michelangelo, tutti architetti e tutti fiorentini:
– Michelangelo Buonarroti
– 1475 Niccolò dei Pericoli, detto il Tribolo
– 1500 Bernardo Buontalenti
– 1536 Benedetto Buonmattei
Questi personaggi furono architetti di grande spessore. Alcune opere del Tribolo erano addirittura del tutto simili per tratto e per disegno al grande Michelangelo, tanto che lo stesso Vasari (Giorgio) nel suo libro dedicato agli architetti italiani ne vantava la similitudine. Le date indicate sono quelle della nascita e tutto sommato non si discostano molto. Quello che però pochi sanno è che il Buontalenti era soprannominato BERNARDO DELLE GIRANDOLE e il Buonmattei l’Affumicato, proprio per la loro dedizione a progetti pirotecnici. Il Tribolo divenne famoso per le sue coreografie di fuochi. Parliamo di architetti che bene o male avevano la stessa influenza e che attraverso i progetti di fuochi servivano i loro nobili, poiché eseguire fuochi d’artificio a quel tempo era sinonimo di forza e di potere. Il fatto che fossero tutti toscani tra Firenze ed Arezzo e che nei fuochi vedessero, comunque, un modo di realizzare opere d’ingegno seppure effimere, fa supporre che all’origine ci sia stato uno stimolo di una mente ben più complessa e ardita, una mente che solo in Michelangelo possiamo trovare. E le date di nascita danno ragione. Dalla nascita di Michelangelo in poi vi è un interesse sempre più incrementale sull’elaborazione dei fuochi d’artificio degli architetti Toscani. Il cav. Giuseppe Passeri è partito anche dal presupposto che i fuochi d’artificio essendo una dimostrazione di forza e di potere dell’epoca, si poteva, dunque, trovare qualche indizio negli scritti o nelle relazioni che fanno riferimento alla Chiesa che a quel tempo tendeva a mostrare la sua supremazia. E così è stato.
Nel testo STORIA DE’ SOLENNI POSSESSI DE’ SOMMI PONTEFICI il cav. Passeri ha trovato a pag. 107 il riferimento che la Girandola era da attribuirsi almeno per i disegni al “Bonaroti” e che più tardi sarà perfezionata dal “Bernini”. Tale citazione era di uno storico, Jèrome de Lalande, che nel 1765 compose un opera in nove volumi sull’Italia. Notevole è la descrizione dei due cerimonieri Pontifici Mucanzio e più tardi Servanzio. Non meno importate è la citazione nel testo Itinerario di Roma, scritto dallo storico e archeologo Antonio Nibby nel quale a pag. 567 egli dice che la Girandola fu “Immaginata dal Buonarroti”. Il Nibby si permette di dire questo, perché nel 1812 fu assunto al servizio dello Stato Pontificio come storico e architetto; un dotto che difficilmente possiamo contraddire. Ci troviamo, quindi, con due citazioni che danno forza e vigore alla tesi che Michelangelo in qualche modo prese parte a questo fuoco d’artificio, unico nel suo genere. La terza citazione è formidabile. E’ stata trovata nell’opera Dizionario Storico Ecclesiastico composta da 103 volumi (spulciati tutti a gran fatica……) del 1841, a pag. 197 si parla ancora del fatto che la Girandola fu disegnata da Michelangelo e perfezionata dal Bernini e vengono descritti addirittura alcuni aspetti tecnici. La quarta citazione è appunto quello in cui il Paride de Grassis descrive la Girandola.
Tante notizie circostanziali, quindi, tante piccole fonti, alcune fin troppe autorevoli che fanno guardare seriamente al “Bonaroti” sulla paternità di questo fuoco d’artificio. Anche l’affresco della Girandola nell’appartamento di Giulio III nelle stanze Vaticane fa pensare ad un interesse smisurato per la Girandola perfino da questo Papa, coevo e amico di Michelangelo.
L’interesse minuzioso dei Maestri delle Celebrazioni Liturgiche di quel tempo, dediti più alla Liturgia Papale che alla descrizione dei fuochi, fa riflettere sull’importanza di questo evento: la Girandola. E’ difficile credere che un simile evento non potesse suscitare l’interesse di quel genio che era Michelangelo ed un Bernini non si sarebbe certamente applicato più tardi a rielaborare un progetto di architetti che non fossero della sua stessa statura. Certamente, non possiamo trovare né ricevute scritte, né dichiarazioni olografe dallo stesso Michelangelo, sono certamente andate perdute. Ma attraverso queste notizie raccolte, possiamo delineare un percorso molto vicino alla realtà e credere, o perlomeno riflettere, che la Girandola fu “pensata” da uno delle più geniali menti del passato, quella di Michelangelo Buonarroti.
Da qui, il fuoco barocco pose le sue basi, partendo proprio dalla Girandola, evento che fu l’inizio di quel concetto del fuoco barocco. Un fuoco, cioè, dove l’uomo ne dominava la direzione e il movimento, dove i tenui colori s’incrociavano in formidabili disegni arabescati e immaginarie figure oniriche, dove la fantasia e l’estro sono gli elementi fondamentali e basilari, e nessuno come questi famosi architetti e artisti Italiani ne seppe manifestare al meglio l’essenza.
(tratto da uno studio del cav. Giuseppe Passeri)